Vi riproponiamo la lettura di un interessante intervista rilasciata da prestiosi esperti del settore degli IAA, i quali hanno segnato positivamente il nostro percorso formativo.
“Siamo onorati di intervistare il dott. Ivano Scorzato, la dott.ssa Michela Romano e la dott.ssa Chiara Menardi, rispettivamente Medico Veterinario, Psicologa e Psicoterapeuta, Educatore Professionale, impegnati nel Centro Pet therapy dell’ULSS 7 Pedemontana, fiore all’occhiello degli Interventi Assistiti con gli Animali in Italia. Conosciamo più da vicino la loro storia ed il contesto lavorativo nel quale operano:
1)Ivano, Michela, Chiara raccontateci come è nata la vostra passione per gli IAA e quando questa si è concretizzata in una vera professione.
Ivano: come medico veterinario mi sono ovviamente sempre occupato di animali, ma solo a metà degli anni 90, per puro interesse personale, ho iniziato a leggere articoli riguardanti gli IAA e questo interesse si è trasformato nel 1997 in una prima bozza di progetto elaborata con Lino Cavedon e proposta alla Ulss 4 “Alto Vicentino”, della quale eravamo entrambi dipendenti. La proposta è rimasta in un cassetto per quasi 10 anni per poi riemergere sotto altra forma e con una diversa consapevolezza da parte nostra. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere Michela Romano e così, senza alcuna investitura ufficiale, si è costituita spontaneamente la prima equipe. Dopo un periodo di formazione specifica in giro per l’Italia, nel 2007 la Direzione dell’Ulss ha costituito il Centro Pet Therapy di Montecchio Precalcino individuando quali membri dell’equipe il sottoscritto, Lino Cavedon, Michela Romano e Cristina Frigo, in qualità di responsabile della segreteria, ai quali si è aggiunta nel 2009 Chiara Menardi. Nei primi tre anni di vita nel Centro hanno operato anche un altro medico veterinario e una neuropsichiatra infantile. Chiara: a parte la passione per animali presente da sempre, ho iniziato ad occuparmi di IAA attorno agli anni 80 con percorsi di EAA con il cavallo, questo circa fino al 2002. Durante questi anni, assieme a una collega, abbiamo proposto e attivato un progetto di TMC all’ ULSS di Vicenza. Verso la fine degli anni 90, è nata una collaborazione con l’ Azienda agricola “La Decima” per dei percorsi di EAA con l’asino. Grazie alla disponibilità dei miei responsabili, ho potuto seguire convegni e proporre interventi di EAA nelle scuole del territorio. Alla fine sono approdata al Centro Pet Therapy e mi sono unita all’equipe di Montecchio Precalcino. Michela: Se facessi un genogramma della mia storia familiare a superare di numero gli umani ci sarebbero gli animali! Vengo da una famiglia dove gli animali hanno avuto sempre uno spazio importante: cani, gatti, galline e porcellini d’india sono sempre stati i compagni di gioco miei e dei miei fratelli. Questi compagni di avventure sono diventati, nel tempo, affidabili partner nel mio lavoro di psicoterapeuta. Prima di affacciarmi al mondo degli IAA lavoravo in Tutela Minori, con bambini maltrattati e abusati e mi rendevo conto di quanto fosse difficile aiutarli con gli strumenti “classici” della Psicoterapia, la parola e la vicinanza fisica ed emotiva. E conoscevo già la capacità di accoglienza degli animali, l’avevo provata io stessa da adolescente, momento complesso per tutti. Da lì, con i miei iniziali compagni di viaggio, Ivano e Lino abbiamo cominciato il nostro cammino dove la stella che ci illuminava era la clinica; con gli IAA, la possibilità di potere aiutare attraverso gli strumenti psicologici e riabilitativi chi, per vari motivi, faceva fatica ad accogliere l’aiuto esperto di professionisti che utilizzano come processi di cura gli strumenti “classici” del nostro lavoro ( parola, vicinanza empatica, interpretazioni, giocattoli inanimati, ecc). Da lì è stato un continuo crescendo ed oggi, oltre ad avere realizzato con l’intera equipe tantissimi progetti di natura terapeutica, educativa e riabilitativa giro in lungo e largo l’Italia per potere portare la mia esperienza di lavoro.
2)Osservando lavorare la vostra equipe, è evidente la vostra intesa e reciprocità. Come è nata la vostra sinergia? Che suggerimenti dareste ad un gruppo di professionisti che vuole costruire ex novo un team multidisciplinare?
Ivano: credo che l’equipe abbia trovato e trovi tuttora la propria forza nelle differenze, nel riconoscimento/rispetto delle specifiche competenze, nella condivisione degli obiettivi, nel confronto, nella passione, nella determinazione e nello sporcarsi le mani. Questo e i nostri animali ci hanno aiutato a superare le molte difficoltà incontrate. Chiara: le diverse competenze, la passione per il lavoro, il costante confronto, hanno reso possibile una convivenza sana; gli obiettivi comuni e nei quali crediamo, ci hanno spinto ad andare avanti anche nei momenti più difficili, rinnovandoci costantemente. Il gruppo di lavoro va vissuto come una risorsa dove la rivalità lascia posto alla collaborazione, al confronto, alla condivisione; in questo modo si cresce. Michela: La relazione di aiuto, elemento cardine in tutti i percorsi di presa in carico di persone/pazienti ognuno con i loro bisogni/disagi/patologie/voglia di esplorare si basa sulla capacità del professionista di essere un ascoltatore attivo, aperto, disponibile e capace di accogliere anche le emozioni più complesse di chi si rivolge a lui. Questi aspetti o divengono parte di noi oppure è davvero difficile poterli mettere in campo autenticamente con chi ci chiede aiuto. Va da sé che li utilizzi anche con i colleghi e con il gruppo di lavoro. Ci prendiamo il tempo per discutere, per non essere sempre d’accordo con l’altro, per vedere le cose da tanti punti di vista e questo è arricchente! Sicuramente queste dinamiche comportano tanto lavoro su di sé: e questo è un punto importantissimo per noi; chi si forma con noi lo sa, o si mette in gioco, è disposto a vedere le proprie dinamiche interne…oppure molla. Chi entra nel mondo degli IAA entra nel mondo dell’aiuto all’altro e quindi i primi “strumenti” di aiuto siamo noi sia come professionisti che come persone! Questo vale per tutte le figure che ruotano attorno al mondo degli IAA.
3)Il vostro modello di équipe è stato fonte d’ispirazione per la stesura delle Linee guida nazionali sugli IAA. A due anni dalla loro pubblicazione, apportereste delle integrazioni o delle eventuali revisioni?
Ivano: le Linee Guida hanno tracciato la strada e stabilito importanti punti fermi e altrettanti paletti e vincoli; ritengo debba essere meglio chiarito il ruolo che possono avere le figure sanitarie all’interno soprattutto delle TAA Michela: Sono delle ottime tracce di partenza. Ma tanto ancora bisogna sistemare. Dal fare rientrare altre specie animali ad esempio. Altro aspetto: le linee guida recitano che per le TAA è necessaria la prescrizione del medico di medicina di base in collaborazione con il medico specialista, lo psicologo o lo psicologo psicoterapeuta; penso che chi ha scritto questa parte non abbia pensato ai tanti pazienti che, senza alcuna certificazione, si rivolgono allo specialista privato, es. allo psicoterapeuta. Io che lavoro anche nel privato tutti i miei pazienti (non mi riferisco gli IAA) non per forza sono inviati da medico di base, non è sempre necessaria quella figura. Quindi obblighiamo chi ha un bisogno, esempio uno stato d’ansia o un disagio di qualche tipo ad andare dal medico quando può recarsi serenamente dallo psicoterapeuta il quale valuterà se inviarlo anche dal medico o no. Comprendo che alcune scelte di sono fatte per fermare chi decideva di lavorare da solo anche in situazioni complesse e rischiose, ma è anche vero che bisogna dare spazio decisionale al professionista.
4) Il vostro centro è specializzato in TAA e in EAA con il coinvolgimento di cani. Avete lavorato con altre specie animali? Se sì, in quali progetti?
Michela: Questa equipe ha lavorato e lavora prevalentemente con i cani, anche se ha attivato negli anni scorsi progetti di EAA con gli asini e con i gatti; io che collaboro con l’equipe da libero professionista ho, con un’associazione miei progetti e lì lavoro con altri tipi di animali –cani, conigli, porcellini d’india, galline, orto, natura – ma magari ne parleremo in seguito.
5)Grazie all’esperienza maturata sul campo, avete contribuito alla stesura della collana Erickson dal titolo “Interventi assistiti con gli animali”, curata dal Dott. Lino Cavedon. A quali progetti avete fatto riferimento?
Ivano: Nel nostro volume che la casa editrice Erickson ha pubblicato “Interventi Assistiti con l’animale nei disturbi dell’alimentazione” è stato presentato un importante progetto scientifico che il Centro ha realizzato con un gruppo di giovani donne seguite dal Servizio dell’Ulss 7 Pedemontana che si occupa di Disturbi del comportamento alimentare. Nel libro io parlo del ruolo del medico veterinario dell’equipe e delle caratteristiche fondamentali che, la coppia cane-coadiutore deve possedere per poter essere coinvolta nei progetti di IAA. Un capitolo importante è dedicato alle caratteristiche dei cani coinvolti e soprattutto del coinvolgimento dei cani del canile. Michela: è un progetto di cui sono orgogliosa. E’ un progetto di taglio clinico, dove a lavorare non sono stati solo i nostri cani, compagni di viaggio nel mondo degli IAA, ma una buona parte del progetto è stata fatta in canile, con i cani che spesso sono considerati di serie B e che invece, opportunamente scelti, sono stati delle preziose presenze nel lavoro delle ragazze. Erano cani che non riuscivano a sintonizzarsi bene con gli aspetti relazionali: o troppo invadenti, o troppo spaventati, o iperattivi, o desiderosi di affetto ma senza competenze per poterlo richiedere in modo adeguato. Insomma cani che rispecchiavano esattamente i problemi delle ragazze: il disturbo alimentare è semplicemente un sintomo; dietro c’è ben altro! Il testo comprende tutto il progetto ma anche la descrizione delle sedute dove spiego dal punto di vista psicologico i vari passaggi. Scrivere mi ha aiutato a mettere in ordine e diventare più consapevole di aspetti vissuti durante gli incontri, e approfondirne il significato. Abbiamo in lista altri libri da scrivere, speriamo di trovare anche il tempo!
6)Cosa consigliereste a chi si sta formando in questa giovane disciplina, in così forte espansione? Ivano: Per i miei colleghi medici veterinari, sia dipendenti che liberi professionisti, questa “disciplina” può rappresentare un campo affascinante da esplorare, conoscere e approfondire, soprattutto da un punto di vista scientifico. Per i veterinari dipendenti perché si dovranno comunque confrontare sia con tutti gli aspetti autorizzativi legati agli IAA nonché con gli aspetti legati al benessere degli animali coinvolti, questione secondo me sempre più importante e attuale data la diffusione che gli IAA stanno avendo sul territorio nazionale; per i liberi professionisti, perché gli IAA possono stimolare una crescita personale e professionale, una nuova e straordinaria lettura della relazione uomo-animale e perché no, rappresentare anche un interessante ampliamento della loro offerta professionale. E’ indispensabile però ricominciare a studiare e, nel caso fosse necessario, imparare a lavorare in un team multiprofessionale. Per quest’ultimo aspetto il Centro è disponibile a condividere la propria esperienza. Chiara: questo modo di lavorare sicuramente porta soddisfazioni, nuovi stimoli, impegno e capacità di costruire percorsi alternativi con uno strumento che è indubbiamente stimolante e ricco di spunti ed è per questo motivo che bisogna conoscerlo a fondo e rispettarlo nel suo essere. Sicuramente in ambito educativo gli IAA sono un valore aggiunto alle competenze dell’educatore, che opportunamente formato può mettere in campo una professionalità innovativa. Ai colleghi che intendono approcciarsi a questa modalità lavorativa, consiglio, oltre una seria formazione, di lasciare “traccia teorica” del lavoro svolto, attraverso test standardizzati, per dare sempre più valore oggettivo e visibile a questa metodologia di lavoro. La presenza di un’equipe multiprofessionale è un requisito fondamentale per proporre un immagine professionalmente competente e preparata. Michela: per lavorare in questo campo devi fare “tuo” l’animale con cui vai in seduta. Questo richiede ulteriore studio e capacità di spostamento. L’aspetto saliente degli IAA è la capacità di lettura di ciò che accade tra il paziente e l’animale. E questo puoi farlo se sei “cane” anche tu, se conosci veramente a fondo il funzionamento della specie con cui lavori e ovviamente anche con il soggetto con cui lavori. Il nostro lavoro è fatto di continui spostamenti, ogni paziente ci fa diventare un po’ diversi ogni volta, e quando a lavorare con noi c’è anche un animale con il suo coadiutore gli spostamenti sono davvero tanti. E ricordo sempre ai coadiutori che se scelgono di lavorare con gli IAA non è perché così stanno più tempo con i loro animali, ma perché sono interessati ad entrare nelle relazioni di aiuto quindi così come il referente deve farsi una cultura rispetto all’animale lo stesso dovrà fare il coadiutore rispetto alle patologie/disturbi/disagi con cui andrà a lavorare.
Vi ringraziamo per la vostra gentile collaborazione. Ci auguriamo vivamente che il vostro modus operandi sia fonte di ispirazione per tutti coloro che vogliono intraprendere questo percorso professionale.
Intervista di Anna Morelli ed Anna Sisto “fonte www.associazionenopiaa.com”